Allergie ed intolleranze alimentari: un po’ di chiarezza

panino

 

La FNOMCeO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri)  ha pubblicato un documento (scritto in collaborazione con le principali associazioni di medici allergologi, come SIAIP, AAITO e SIAAIC) per fare chiarezza in un settore in cui la disinformazione favorisce il diffondersi di vere e proprie “bufale”.

«La percezione di allergia alimentare nella popolazione è di circa il 20% mentre l’incidenza reale del fenomeno interessa il 4,5% delle persone adulte e fino al 10% circa della popolazione pediatrica». Innanzitutto è importante chiarire la differenza tra allergia e intolleranza, visto che spesso quest’ultima viene citata a sproposito. Entrambe rientrano tra le reazioni avverse da alimenti, ossia «ogni manifestazione indesiderata e imprevista conseguente all’assunzione di un alimento».

«La maggior parte delle persone non distingue un’allergia da un’intolleranza e questa differenza spesso è poco chiara anche al personale sanitario – commenta Marina Russello, specialista in allergologia -. Un’allergia si manifesta anche quando minime quantità di un alimento scatenano reazioni di gravità variabile.

L’intolleranza vera a un alimento non innesca una risposta del sistema immunitario perché è dovuta al difetto di un enzima presente nel nostro organismo, oppure è legata a molteplici altri fattori o ad alcune caratteristiche dell’alimento stesso».

Spesso una cattiva alimentazione, il reflusso, la gastrite danno origine a un insieme di sintomi che vengono poi attribuiti erroneamente a intolleranze inesistenti. C’è anche il caso di pazienti che possono avere una ipersensibilità al glutine non celiaca (avviene nei casi in cui un individuo ha tutti i sintomi della malattia celiaca, ma non ha la celiachia).

Secondo il documento FNOMCeO i test senza alcuna validità scientifica sono molteplici. L’elenco comincia con il test di provocazione-neutralizzazione intradermico e sublinguale; i test elettrodermici come Vega test, Sarm test, Biostrenght test; i test kinesiologici, la biorisonanza, l’iridologia, l’analisi del capello, il pulse test, lo strenght test, il riflesso cardio auricolare, il test citotossico e il dosaggio di IgG4.

È lecito quindi ipotizzare che la scarsa conoscenza dell’argomento, da parte delle persone, abbinata alle spinte commerciali, delle aziende produttrici dei test, tendono a rendere molto popolari esami inattendibili dal punto di vista scientifico.

Questi test sono poco attendibili anche perché non sono riproducibili: significa che se ripetuti possono dare risultati differenti anche nello stesso soggetto.

Elenco dei test che l’Ordine dei medici considera privi di validità scientifica

Test di provocazione-neutralizzazione intradermico: l’allergene viene somministrato per via intradermica, si attendono 10-12 minuti per valutare la comparsa di sintomi. I sintomi riprodotti non sono specifici né per gravità né per tipologia.

Test kinesiologico: il paziente afferra con la mano la bottiglia di vetro che contiene l’alimento da testare, mentre con l’altra mano spinge contro quella dell’esaminatore. La presunta perdita di forza nell’opporre resistenza viene vista come segnale della presenza di un’allergia nei confronti del contenuto della bottiglia. La versione moderna di questo test si chiama Dria: la forza viene misurata a livello di quadricipite, legando alla caviglia del paziente una cinghia collegata al peso da sollevare e al pc.

Vega Test: si basa sull’applicazione di corrente elettrica in punti specifici del corpo che corrispondono ai punti dell’agopuntura nella medicina cinese. L’apparecchio ha due elettrodi: uno applicato sulla cute, l’altro alla macchinetta.

Biorisonanza: si basa sulla convinzione che il corpo emetta onde elettromagnetiche “buone” o “cattive”, misurabili con un determinato strumento che poi le rimanderebbe al paziente in versione “purificata”.

Il Test del capello trova l’unica applicazione scientifica nella ricerca di eventuali droghe.

Test citotossico: al sangue o alle sospensioni di globuli bianchi viene aggiunto uno specifico allergene che – in caso di allergia – dovrebbe modificare le cellule, fino alla loro lisi. Il metodo non ha mai trovato validazione scientifica e non è riconosciuto dalle Società Scientifiche di Allergologia nazionali e internazionali.

Print Friendly, PDF & Email
condividi

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *