Succhi di frutta: si, no, ma…
I succhi di frutta sono da considerare veri e propri cibi; infatti apportano micronutrienti, fibre alimentari (in percentuali molto ridotte), vitamine, sali minerali ecc.
E’ abbastanza intuitivo che un paragone con il consumo di un frutto vero e proprio è improponibile poiché l’indice di sazietà di un succo è decisamente inferiore venendo a mancare il processo di masticazione e buona parte del processo di digestione.
La produzione dei succhi di frutta è regolamentata da una serie di norme rigide, al fine di evitare frodi alimentari o la commercializzazione di alimenti non genuini.
Un precedente articolo del 04.12.2016 “succo di frutta 100% e norme europee” riporta le differenze tra i vari tipi di succhi di frutta.
“I succhi di frutta non fanno male – spiega Elena Dogliotti, biologa nutrizionista, ricercatrice e divulgatrice scientifica della Fondazione Umberto Veronesi – purché consumati con moderazione e all’interno di una dieta varia e equilibrata. Bisogna conoscere il contenuto di ciò che beviamo”.
È importante sapere che dietro a ciò che chiamiamo genericamente “succo di frutta” esistono bevande differenti sul piano merceologico e su quello nutrizionale.
Ricordiamo che, secondo la normativa europea, il succo 100% frutta è costituito interamente dal prodotto della spremitura del frutto, senza l’aggiunta di conservanti, dolcificanti o aromi. I frutti idonei alla produzione del succo 100% frutta : mela, arancia, ananas, pompelmo, mix tropicali; invece pera, pesca e albicocca sono trasformate in nettare.
I prodotti che non rientrano nella classificazione succo 100% frutta o nettari di frutta si iscrivono alla categoria delle bevande a base frutta.
Le qualità nutritive dei succhi 100% frutta sono ovviamente simili a quelle dei frutti da cui sono ricavati e la concentrazione dipende dal tipo di frutto e dalla sua maturazione, dalle modalità di trattamento e dai processi di preparazione del succo.
Tutti i vari tipi di succhi di frutta sono sottoposti a un processo di pastorizzazione, al fine di garantire la sterilizzazione ed evitare il fenomeno della fermentazione, processo chimico in cui microrganismi detti fermenti (lieviti, muffe, batteri) demoliscono i carboidrati.
I nutrizionisti sostengono che i succhi di frutta non debbano sostituire la frutta fresca e pertanto è meglio mangiare l’alimento integro assumendo così anche le sue fibre, elementi fondamentali per l’efficienza del sistema digestivo e per il funzionamento della flora batterica intestinale, che ha un ruolo fondamentale nell’efficienza del sistema immunitario. La fibra favorisce il senso di sazietà e facilita l’assorbimento di minerali importanti come il calcio.
I consigli della Società di Nutrizione Umana:
- berne in quantità limitate, non in modo sistematico e non in sostituzione della frutta;
- garantirsi un generoso apporto di fibra alimentare da frutta fresca, verdura, cereali integrali e legumi;
- non consumarli come sostituti dell’acqua, soprattutto non come bevanda da aggiungere alla merenda;
- non sommarli ad altre bevande zuccherate nel corso della giornata;
- non somministrarli con il biberon nel corso della prima infanzia.
- Per chi ama preparare in casa un succo fresco è da ricordare che i micronutrienti e le vitamine sono sensibilissimi alla ossidazione provocata dall’azione di aria e luce con conseguente riduzione del loro contenuto. Per questo motivo il succo non va conservato ma bevuto subito dopo la preparazione per non rischiare di perdere i suoi benefici nutrizionali.
I succhi fatti in casa, inoltre, hanno un maggior rischio di contaminazione batterica se lasciati in una brocca o depositati in frigo, per cui si suggerisce di consumarlo al momento.
Infine, una dieta con molti succhi risparmia l’energia che l’organismo consuma per scomporre un cibo solido (masticazione e digestione) e pertanto sono da evitare le diete a base di succhi.