Influenza, vaccini e bufale

 

ERA UN GIORNO DI AGOSTO DEL 2009. Non c’era ancora l’obbligo dei 10 vaccini e non c’erano le due posizioni (strumentali) antitetiche: no-vax e pro-vax. Dunque campo sgombro da condizionamenti politici e piaggerie.

Dal sito http://scienzaesalute.blogosfere.it/post/319121/influenze-vaccini-e-bufale

Di Luigi Gallo martedì 4 agosto 2009

Riportiamo alcune note e commenti di un famoso epidemiologo a uno studio di revisione, pubblicato da The Lancet il 26 febbraio 2005, su alcuni aspetti problematici delle campagne vaccinali.

Abbiamo pensato di riproporle perché, seppur apparentemente datate, l’approccio metodologico, rigoroso e indipendente, si mostra più che attuale e può offrire utili spunti a vicende recenti sempre in bilico tra interessi commerciali e reale necessità di profilassi.

Sono partito da un’elencazione dei gruppi di popolazione per i quali i Cdc americani e l’Oms raccomandano la vaccinazione stagionale contro l’influenza. Li ho elencati insieme al razionale della scelta (cioè gli obiettivi della campagna vaccinale) attenendomi scrupolosamente a ciò che riportavano questi documenti senza commenti o interpretazioni. Ho anche riportato delle affermazioni (in seguito risultate delle vere e proprie bufale), quali quella dell’Oms che il vaccino previene fino all’85% di complicazioni nei vaccinati. Ho poi analizzato le prove scientifiche disponibili chiedendomi se, sulla base di tutto quanto esiste in tema di studi formali comparativi sugli effetti dei vaccini antinfluenzali inattivati con outcome clinici (non, cioè, con titoli anticorpali), questi sono in grado di raggiungere gli obbiettivi posti da Cdc e Oms. Per comparativi intendo studi nei quali una proporzione di partecipanti è stata vaccinata e una proporzione no. Questi studi possono essere prospettici o retrospettivi, ma la loro particolarità comune è che i soggetti in questione vengano esposti al vaccino o meno contemporaneamente.

I 206 studi finora condotti sono stati raccolti in 7 revisioni sistematiche che sintetizzano le prove disponibili per quantità e qualità metodologica. Le prove scientifiche così sintetizzate dimostrano che i cardini delle politiche proposte quasi “a tappeto” dai Cdc e dai loro ammiratori europei sono tutt’altro che sicuri. I vaccini nei bambini al di sotto dei 2 anni sono come il placebo, non vi sono prove che i vaccini prevengano le morti nei bambini e negli adulti, l’assenteismo degli adulti è ridotto di circa due ore, non vi è correlazione fra incidenza dell’influenza e copertura vaccinale negli anziani istituzionalizzati e così via, come riportato negli esempi in tabella 2 della mia analisi (che sono esempi scelti perché dovrebbero riflettere più positivamente sulle performance dei vaccini inattivati, in quanto provenienti da stagioni di alta circolazione virale e buon matching vaccino-virus circolante).

Come spiego nell’analisi, le revisioni sistematiche sono strumenti essenziali per interpretare la performance soprattutto di vaccini come quelli antinfluenzali che variano di stagione in stagione. Ciò perché la mole imponente di dati (circa 3 milioni e mezzo di osservazioni), il numero cospicuo di “stagioni” influenzali comprese (circa 40) e le stratificazioni analitiche fatte all’interno delle meta-analisi (per livello di circolazione virale e grado di matching fra virus circolante e vaccino, quando questi dati sono riportati negli studi originali), hanno l’effetto di permettere una valutazione complessiva dei vaccini inattivati, relativamente “al riparo” dagli alti e bassi delle variabili contingenti.

La bufala è rappresentata dall’idea che un paradigma generalmente accettato (come quello dell’efficacia dei vaccini inattivati contro l’influenza) rappresenti un dogma a cui prestar fede senza alcuna possibilità di critica. Questo tipo di ragionamento, se andassimo a ritroso nel tempo, ci riporterebbe all’uso quotidiano degli epicicli di Tolomeo (contorsioni pseudo-logiche per spiegare le orbite ellittiche dei pianeti), della concezione aristotelica della cosmologia, al rogo dei lavori di Copernico, Keplero, Galileo e Newton, a una scienza medica basata sulla teoria dei miasmi, e sull’uso indiscriminato delle sanguisughe, degli epatoprotettori, e così via. Chi legge queste righe ha già capito che la “conformità” è uno degli impedimenti più consistenti all’evoluzione delle nostre conoscenze scientifiche.

Le spiegazioni più probabili della mancanza di efficacia dei vaccini inattivati nei bambini piccoli è la loro immaturità immunologica e della mancanza di prove della protezione conferita contro le morti infantili dalla estrema rarità dell’evento. Cioè nella incapacità dei sistemi immunitari infantili a montare una risposta anticorpale adeguata alla stimolazione antigenica di vaccini che non sono molto immunogenici e che sembrano funzionare meglio in coloro che hanno sistemi immunitari maturi, come gli adulti sani. Queste conclusioni sono tutt’altro che sbalorditive.

Un’altra bufala risiede nell’idea che, se una categoria è a particolare rischio di influenza, automaticamente questa la renda una candidata certa all’uso del vaccino. La logica mi sfugge, ma il “ragionamento” dovrebbe filare pressappoco come segue: alta incidenza dell’influenza e alto impatto sui bambini: ergo, usare il vaccino. Ciò che manca sono diversi passaggi logici: alta incidenza dell’influenza, alto impatto sui bambini, vaccini efficaci e sicuri, più costo-efficaci delle alternative, accettabili ai genitori quanto o più delle alternative: ergo, usare il vaccino.

…ricordatevi che tutto quanto di comparativo la scienza contemporanea è riuscita a produrre sui vaccini inattivati influenzali è contenuto nelle 7 revisioni sistematiche citate nel mio lavoro. Tutto il resto è opinione, bufale e soprattutto dogma. I dogmi sono destinati a cadere prima o poi, così come è accaduto alla logica aristotelica e al suo primum movens (il motore che faceva girare l’universo secondo Aristotele).

…Per trent’anni gli insegnamenti di uno dei più importanti trial mai condotti negli anni Quaranta dal Cnr britannico sui vaccini contro la pertosse, sono stati ignorati. Il trial dimostrava che i vaccini cellulari avevano una performance variabilissima e imprevedibile se misurati contro il placebo. Solo negli anni Ottanta ci si è resi conto di ciò che già si sapeva da trent’anni: che solo un confronto di campo contro il placebo avrebbe potuto dare delle risposte. Quando sono stati finalmente introdotti vaccini migliori era troppo tardi, vi erano state (e vi sono tuttora) epidemie e addirittura morti fra i vaccinati con i vaccini cellulari.

…Non è con lo spin, il dogma e la censura che le nostre conoscenze progrediscono. La visione sistematica e critica di quanto si sa è l’unica via maestra. La conoscenza scientifica progredisce lentamente su due cardini: la cumulatività (per cui singoli studi vanno interpretati nel contesto di ciò che già c’è) e la critica, per cui i paradigmi scientifici che non calzano le evidenze – e non viceversa – vengono cambiati o ripudiati. Per tutti, questo serva di monito: leggere sempre i testi primari, non affidarsi mai a sunti o visioni di parte. In altre parole, attenti alle bufale.

Tom Jefferson, medico epidemiologo del Cochrane Vaccines Field

Fonte: epicentro.iss.it

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