BOLDO (Peumus boldus)

Prima di trattare del Boldo è importante sapere che per la presenza di alcalodi e la sua interazione diretta con la fisiologia dell’uomo la pianta è stata inserita dal Ministero della Salute nell’allegato A della circolare Aniasi, ovvero l’elenco delle piante che sono vendibili solo ed esclusivamente dai farmacisti e prescrivibili dai medici.

La scoperta del Boldo avvenne con quella del Sud America, durante il 1500, quando si notò che sia animali, in particolare le capre e le pecore, sia alcune tribù insediate in Cile, erano solite cibarsi delle foglie di questa pianta. Il Boldo, spontaneo esclusivamente in Cile, oggigiorno viene coltivato ed impiegato nell’emisfero australe: Sud America, Australia e Nuova Zelanda. Importato in Europa e nel bacino mediterraneo ha trovato un ambiente adatto per diventare un albero da coltivazione.

La pianta contiene principalmente olii essenziali, flavonoidi e alcaloidi. L’olio essenziale (estratto per distillazione) costituisce dall’1 al 3% della foglia secca (parte vegetale della pianta da utilizzare) ricchissima di idrocarburi monoterpenici oltre a ascaridolo: sostanza neurotossica.

Il boldo contiene un alcaloide, la boldina (Dimetossi-diidrossi-aporfina) che ha una modesta funzione coleretica (aumento della produzione di bile da parte del fegato) e colagoga (stimola il flusso biliare svuotando la colecisti). In infuso dopo i pasti, favorirebbe la digestione.

Assunto in dosi troppo elevate, il boldo può avere effetto ipnotico o causare allucinazioni cromatiche cromatiche e uditive; può determinare nausea e/o vomito; può avere effetto lassativo.

Associato alla cascara, fa aumentare il flusso biliare senza alterare la composizione della bile”. (Farmacognosia: Botanica, chimica e farmacologia delle piante medicinali Autori Capasso-de Pasquale-Grandolini)

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