Alimenti funzionali…cosa sono?
Alla domanda di cosa siano gli “alimenti funzionali”, la risposta non è semplice poiché non significa sempre la stessa cosa.
Il concetto di alimento funzionale non è recente. Ebbe origine in Giappone negli anni ’80.
C’è chi ritiene che un cibo sia funzionale semplicemente perché fornisce elementi nutritivi e ha effetti fisiologici (e quindi lo sono tutti). Per altri, gli alimenti vanno considerati funzionali quando ricerche scientifiche ne scoprono i benefici effetti sulla salute e nella prevenzione delle malattie. Secondo un altro punto di vista, la definizione dovrebbe essere riservata ai cibi arricchiti o potenziati – con vitamine, minerali, acidi grassi – e destinati alla popolazione in generale o a particolari gruppi a rischio di carenze nutrizionali. Ancora, c’è chi lo considera un termine strettamente di marketing poiché, evidenziando di un cibo i suoi benefici per la salute, attira l’attenzione del consumatore. Infine, qualcuno si spinge oltre e unendo le due cose, sostiene che qualsiasi alimento, se opportunamente reclamizzato, può “diventare” un cibo funzionale.
Nell’ottobre del 1998 si è tenuto a Madrid il Consensus Meeting dell’Unione Europea e coordinata dall’International Life Science Institute Europe. Durante questo congresso un gruppo di esperti ha stabilito e adottato la seguente definizione: “un alimento può essere definito funzionale se per esso è dimostrato l’effetto benefico su una o più funzioni biologiche dell’organismo oltre ad avere una adeguata attività nutrizionale”.
Tale effetto deve essere rilevante per il mantenimento o lo sviluppo della salute dell’organismo oppure deve avere la capacità di diminuire il rischio di incidenza di malattia o se possiede oltre al tradizionale ruolo nutrizionale, un effetto di tipo fisiologico o psicologico sulla persona che lo utilizza.
Esempi di alimenti funzionali:
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un alimento come frutta o cereali al naturale o modificato attraverso la selezione genetica o altre tecnologie (per esempio pomodori con licopene potenziato, oli vegetali arricchiti di vitamina E, riso arricchito di vitamina A);
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un cibo con un componente aggiunto (per esempio yogurt con fitosteroli);
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un cibo cui è stato ridotto o eliminato un componente (per esempio formaggio a basso contenuto di grassi);
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un cibo in cui uno o più componenti è stato modificato, eliminato, sostituito o potenziato per migliorarne le proprietà benefiche (per esempio un succo di frutta con antiossidanti potenziati, o uno yogurt con l’aggiunta di prebiotici o probiotici).
“Nonostante si stia spingendo verso il consumo di questi alimenti o la loro integrazione nella dieta, una alimentazione varia e ricca di vegetali (frutta e verdura), resta il vero apportatore di prodotti con attività funzionale. È la dieta nel suo complesso che deve essere funzionale e non una dieta “povera” arricchita con uno o due prodotti funzionali artificiali. Non bisogna, poi, sottovalutare il potenziale negativo degli eccessi di questi composti che in natura si trovano nelle giuste quantità mentre negli alimenti funzionali hanno dosi farmacologiche. Un esempio è lo yogurt con funzioni ipocolesterolemizzanti che contiene circa 2 g di fitosteroli mentre il consumo massimo quotidiano di questi composti con una dieta ricca di vegetali non supera i 200 mg, una quantità 10 volte superiore (dunque farmacologica) con un conseguente parziale sequestro, nocivo per l’organismo, di alcune vitamine presenti nella dieta. Poi a fianco di una dieta ‘‘naturale’ più che ‘funzionale’, non deve mai mancare l’attività fisica ed il controllo del peso che sono i reali fattori protettivi della nostra salute.”