Covid-19, vaccino AstraZeneca, la mezza dose fu un errore?

https://www.agi.it/cronaca/news/2021-02-08/vaccino-astrazeneca-variante-sudafricana-dosi-11318408/

Quanto alla sperimentazione della mezza dose, sostiene Di Lorenzo (amministratore delegato dell’Irbm di Pomezia che con l’Università di Oxford ha lavorato al vaccino AstraZeneca) “Il famoso errore della mezza dose fu un disguidorilevato dopo tre giorni e trasformato in un ulteriore protocollo, con mezza dose e una dose intera dopo un mese, che ha dato un’efficacia del 91%” ma nel frattempo AstraZeneca ha anche “concluso altre sperimentazioni che dimostrano un’efficacia del 76% con una dose, che sale all’82 con la seconda dopo tre mesi, con punte del 92. Inoltre, la percentuale scoperta non svilupperebbe la malattia in modo grave”.

https://scienze.fanpage.it/ritardare-la-seconda-dose-del-vaccino-covid-di-astrazeneca-puo-aumentare-lefficacia/

Ritardare la somministrazione del richiamo del vaccino anti-Covid di Astrazeneca, estendendo da 4 a 12 settimane l’intervallo di tempo tra la prima e la seconda dose, può essere una strategia efficace nel ridurre le infezioni sintomatiche da coronavirus Sars-Cov-2. Lo indicano i dati di un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Oxford che, nel mezzo del dibattito sulla scelta del Regno Unito di allungare i tempi del programma di vaccinazione con l’obiettivo di offrire al maggior numero possibile di persone la protezione conferita da una singola dose, suggerisce che “la somministrazione della seconda iniezione dopo un periodo di 3 mesi può rivelarsi la soluzione ottimale” in considerazione della limitata disponibilità di vaccini.

Secondo il professor Paul Hunter, docente di Medicina presso l’Università dell’East Anglia di Norwich, in Inghilterra “è molto chiaro che l’errore di dosaggio non è stato affatto fortuito – ha aggiunto Hunter – . Piuttosto, la maggiore efficacia per coloro che ricevono una mezza dose iniziale sembra essere dovuta a molti di loro che ricevono la seconda iniezione molto più tardi”.

“Questa nuova analisi mostra che l’efficacia del vaccino dopo la seconda dose era solo del 55% se il divario tra le dosi era inferiore a sei settimane, ma era dell’81% se il divario era di 12 settimane o più – puntualizza Hunter – Sebbene non sia presentato direttamente nel documento, sembra che con un intervallo di 12 settimane tra le dosi ci fosse una differenza molto piccola in termini di efficacia per coloro che ricevevano una dose iniziale metà o piena”.

Dunque la decisione del primo ministro britannico Boris Johnson non fu campata in aria ma supportata da dati già conosciuti e insiti nell’uso del vettore virale (adenovirus). E così anche l’uso della mezza dose non fu un errore perché era già noto che gli effetti indesiderati erano di minore entità con dosi più basse di vettore virale. L’interrogativo è spontaneo: perché non si crearono sin dall’inizio nel progetto di studio due bracci paralleli?

https://scienze.fanpage.it/vaccino-di-oxford-astrazeneca-efficace-al-90-grazie-a-un-errore-ecco-cose-successo/

Il dottor Mene Pangalos, a capo del Dipartimento di Ricerca e Sviluppo non oncologico di AstraZeneca, intervistato dall’agenzia di stampa britannica Reuters, ha affermato senza giri di parole che si è trattato di un sempliceerrore. Durante un trial clinico, ha spiegato Pangalos, gli scienziati dello Jenner Institute si sono accorti che gli effetti collaterali (di base) legati alle somministrazioni – come affaticamento, mal di testa e dolore al sito dell’iniezione – erano più lievi del previsto, dunque sono andati a ricontrollare i dati della sperimentazione, e si sono accorti di aver commesso un errore nel dosaggio in un gruppo di pazienti. In pratica, invece di somministrare loro una dose completa, come previsto dal programma, hanno usato mezza dose.
Una volta compreso l’errore hanno deciso di non interrompere il trial, ma di portarlo avanti come se non fosse successo nulla.

https://www.reuters.com/article/uk-health-coronavirus-astrazeneca-oxford-idUSKBN2832NG

“Il motivo per cui abbiamo assunto la mezza dose è la serendipità“, ha detto a Reuters Mene Pangalos, capo della ricerca e sviluppo non oncologico di AstraZeneca.

Il piano prevedeva che i partecipanti alla sperimentazione in Gran Bretagna ricevessero due dosi complete, ma i ricercatori sono rimasti perplessi quando hanno notato che gli effetti collaterali, come affaticamento, mal di testa o dolori alle braccia erano più lievi del previsto, ha detto Pangalos.

“Così siamo tornati indietro e abbiamo controllato … e abbiamo scoperto che avevano sottostimato della metà la dose del vaccino.” Il team ha comunque deciso di andare avanti con quel gruppo a metà dose e di somministrare il secondo colpo di richiamo a dose piena all’ora programmata.

I risultati hanno mostrato che il vaccino era efficace al 90% in questo gruppo, mentre un gruppo più ampio che aveva ricevuto due dosi complete ha prodotto una lettura di efficacia del 62%, portando a un’efficacia complessiva del 70% in entrambi i modelli di dosaggio, ha detto Pangalos.

“Questo, in sostanza, è il modo in cui siamo incappati nel fare metà dose-dose piena (gruppo)”, ha detto a Reuters. “Sì, è stato un errore.

Hill del Jenner Institute dell’università “O hai bisogno di un’enorme quantità di denaro o di una pandemia per portare quella risorsa, ed è straordinario che abbiamo avuto l’opportunità di convalidare quella tecnologia dell’adenovirus scimpanzé per questo coronavirus“.

https://www.quotidiano.net/cronaca/vaccino-astrazeneca-efficacia-1.6008566

AstraZeneca ha subito dato il via a uno studio per verificare quale fosse la quantità migliore da iniettare, ma nel frattempo aveva già spedito i documenti per ottenere l’approvazione dell’Ema con il dosaggio standard. L’Agenzia del farmaco europea ha così dato il via libera al siero di Oxford, certificandone un’efficacia del 62,1%. Anche l’Aifa ha dato il placet, raccomandandone però l’uso solo sugli under 55. Probabilmente per ottenere fin da subito l’ok per somministrare una dose e mezza, AstraZeneca avrebbe dovuto ricominciare la sperimentazione sui volontari da zero. Le commesse stipulate con mezzo mondo e l’impossibilità di ritardare ulteriormente l’ingresso nel mercato hanno quasi sicuramente spinto il colosso farmaceutico a non prendere questa strada.

https://www.today.it/attualita/astrazeneca-mezza-dose.html

Come riporta Science, anche due scienziati tedeschi che stanno conducendo studi sulle trombosi, Andreas Greinacher e il collaboratore Rolf Marschalek, hanno avanzato un’idea simile rilevando che dai risultati della sperimentazione “le persone che avevano ricevuto una dose più bassa erano leggermente più protette, forse perché alti livelli di infiammazione possono effettivamente bloccare la formazione di anticorpi“.

Così la pensa anche l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione italiana di Medicina personalizzata, “Il basso grado di infiammazione immuno-indotta da una dose di vaccino meno aggressiva sembra aver contribuito a generare livelli di anticorpi immunizzanti un po’ più alti rispetto a quelli prodotti dopo la vaccinazione AstraZeneca a dose piena” dice l’immunologo all’AdnKronos.”Allora, se queste sono le evidenze che potrebbero essere semmai confermate da valutazioni osservazionali più allargate, perché – propone- non verificarne la fattibilità sul campo facendo di necessità virtù, visto che le attuali disponibilità di vaccini potrebbero, oltre che generare meno eventi avversi, anche consentire al doppio dei cittadini di essere immunizzati?“.

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