Prugna e susina sono la stessa frutta?

 

Per dare una risposta all’interrogativo vediamole più nei dettagli.

In prima battuta proviamo a farci aiutare da un vocabolario dove troveremo che per susina si intende il frutto che viene consumato fresco, mentre prugna viene utilizzato per indicare il frutto essiccato. Dubbio chiarito? Non credo proprio, anzi… Ed allora vediamo singolarmente i due frutti prodotti da due differenti alberi appartenenti alla famiglia delle Rosacee.

La prugna è il frutto del Prunus domestica (susino Cino-giapponese), ha forma ovale e colore che va dal giallo al viola. La polpa, dolce e succosa, si stacca bene dal nocciolo, il che la rende ottima sia da gustare fresca che essiccata.

La susina è il frutto del Prunus salicina (susino europeo), di forma tondeggiante, ha una polpa morbida e succosa, che tuttavia fatica a staccarsi dal nocciolo, ma dal sapore acidulo per la presenza di acido malico. La prugna è invece più dolce.

Dunque si tratta di due varietà distinte per colore e forma che però hanno le stesse proprietà; sono originarie dell’Oriente e giunsero in Europa in seguito alle Crociate.

Entrambi i frutti si consumano freschi ma le prugne si possono anche essiccare con conseguente notevole aumento del loro contenuto calorico e zuccherino.

Le mandorle del seme di questi due frutti contengono amigdalina, presente anche nei noccioli delle pesche, delle albicocche, delle prugne e delle ciliegie, che formando acido cianidrico risulterebbe particolarmente tossico ad alte dosi.

100 g di questo frutto, ricco di vitamine (A, C, E e K), anti-ossidanti e sali minerali (potassio, zinco, sodio, fosforo, magnesio, calcio e ferro), apportano 42 Kcal.

Entrambi i frutti si consumano freschi ma le prugne si possono anche essiccare anche se il loro contenuto calorico e zuccherino aumenta notevolmente. Inoltre hanno proprietà lassative dovute alla presenza della difenil-isatina e del sorbitolo. Quest’ultimo è un particolare tipo di zucchero che non viene quasi per nulla intaccato dai processi digestivi ed è quindi libero di arrivare intatto all’intestino dove per osmosi inizia a trattenere e richiamare acqua, rendendo le feci di consistenza morbida e facilitando perciò l’evacuazione.

Infine si ricorda che questa frutta è fonte di ossalati, molecole che possono promuovere la formazione di calcoli urinari.

 

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