Le antiche mele dell’Etna
L’Etna, detto anche Mongibello, è il vulcano attivo più alto d’Europa e per gli abitanti etnei è “a Muntagna”.
Tra le tante specie vegetali presenti sul suo territorio vi sono 19 varietà di mele, alcune di queste ormai in estinzione: Cola, Gelato e l’ibrido Gelato cola.
La dottoressa Matilde Riccioli del Presidio Slow Food – “Antiche mele dell’Etna” e presidente di una cooperativa di produttori locali, ha presentato queste specialità in un incontro dei corsisti del corso “Interprete Territorio e Gusto”.
A parere della Riccioli, “Il panorama varietale è dominato da numerose cultivar locali, in alcuni casi oggetto di rivalutazione sul mercato in funzione di alcune pregevoli caratteristiche di qualità. Accanto a quelle ricordate, numerose altre cultivar locali si rinvengono ancora sull’Etna e rappresentano un patrimonio genetico meritevole di essere raccolto, descritto e conservato. L’iniziativa di Slow Food e dei produttori etnei ha consentito di salvare una biodiversità che si stava perdendo”.
Una varietà recuperata dalla popolazione locale etnea è la mela Cola Malus communis Pumila: la cultivar più diffusa sull’Etna fino alla prima metà del ‘900, la cui produzione è notevolmente diminuita ed è stata sostituita da Gelato cola e da altre varietà alloctone. Il nome sembra derivi dal fatto che la zona di origine sia quella limitrofa al convento di San Nicola (in dialetto siciliano “Cola” è il diminutivo di Nicola) nel territorio di Nicolosi.
I frutti sono piccoli, di forma conico allungata, asimmetrica per la presenza di un lobo rilevato, il peduncolo è corto e spesso, la buccia di colore giallo verde alla raccolta, diventa giallo paglierino con punteggiatura rugginosa alla maturazione di consumo.
La polpa che inizialmente è bianca, dolce, acidula, succosa e delicatamente profumata diventa poco succosa e farinosa col progredire della maturazione. Ricca di carboidrati, da un buon contenuto di fibre, vitamine A, B1, B2, B3 e di minerali quali potassio, sodio, magnesio, calcio e ferro. Le mele Cola si consumano prevalentemente come frutto fresco ma possono essere cotte in acqua o al forno.
La cultivar Gelato, fino alla prima metà del ‘900 era la terza cultivar di melo per importanza nel territorio etneo dopo Cola e Gelato Cola. Il nome è dovuto alla presenza nella polpa di aree traslucide che ricordano l’aspetto del frutto ghiacciato. I frutti hanno forma sferica con peduncolo corto e spesso, cavità peduncolare e calicina profonde; la buccia che si presenta giallo verde con lenticelle bianche alla raccolta, diventa giallo più o meno intenso alla maturazione di consumo, alcuni frutti presentano lieve sopracolore rosa; la polpa è bianchissima, farinosa, succosa, aromatica e dolcissima.
La terza cultivar, molto rinomata è la Gelato Cola apprezzata per la presenza di fruttosio poiché non stimola la produzione di insulina e influisce in modo marginale sulla glicemia; pertanto è ottima per i diabetici. I frutti hanno scarsa conservabilità e presentano spesso alterazioni quali butteratura amara e vitrescenza. Le mele gelato si utilizzano come frutto fresco e per la cottura, sono molto apprezzate per la preparazione di crostate e torte di mele. La mela Gelato Cola assume un colore giallo paglierino, ed è delicata, molto gustosa e croccante. È un ibrido robusto che nasce da un innesto naturale per fregamento dei rami delle due varietà da cui prende il nome: Cola e Gelato.
«Sono mele molto forti e inattaccabili dalle malattie – spiega Matilde Riccioli, referente dei produttori del Presidio delle antiche Mele dell’Etna – che necessitano di pochissimi trattamenti, quasi nulli. La Gelato Cola ha una forma a cuneo che la fa somigliare a una pera capovolta. Si presta a essere cucinata, diversi cuochi la usano per fare il risotto o la caponata sostituendo le melanzane. Con le nostre mele un Istituto farmaceutico di Milano ne ha fatto persino uno shampoo».
Bisogna evidenziare che la produzione segue tecniche agronomiche tradizionali a causa dell’inclinazione dei suoli che non permettono l’utilizzo di macchine agricole. La raccolta avviene ancora a spalla con i cosiddetti “panara”, canestri intrecciati in canna tra la fine di settembre e l’inizio di novembre, a maturazione quasi completata.
La fascia altitudinale maggiormente interessata alla meli-coltura è quella compresa tra i 600 e 1400 m di quota, mentre gli areali maggiormente interessati alla coltivazione sono quelli ricadenti nei comuni di Zafferana Etnea, Milo, Sant’Alfio e Mascali per quanto riguarda il versante orientale e Pedara, Nicolosi, Ragalna, Biancavilla, Adrano per quanto riguarda il versante sud-occidentale.
Fonti:
Carmela Bonfanti, Alberto Continella, Alessandra Gentile, Stefanno La Malfa, Antichi frutti dell’Etna, Regione Sicilia, 2012.
http://www.labuonafruttadelletna.com/prodotto/mele-cola/
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