OGM … pro

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In un mondo ideale la scienza dovrebbe essere il trionfo del pensiero razionale e la ricerca il suo braccio operativo. I ricercatori, tuttavia, sono uomini come gli altri, soggetti a debolezze e pregiudizi che in alcuni casi (rari per fortuna) degenerano in diatribe, in cui le convinzioni personali prevalgono sui dati. La causa più nefasta di queste deviazioni verso l’irrazionalità è quello che potremmo chiamare il «virus Di Bella», un patogeno raro ma assai pericoloso, che spinge i ricercatori che ne sono colpiti a cercare di dimostrare ciò che hanno già in mente, invece di cercare di capire il vero significato delle loro osservazioni. … Naturalmente, più grosse le sparano, più i media gongolano.

… correlazione tra la vaccinazione contro l’epatite virale B e la sclerosi multipla, poi smentita da ricerche internazionali. … la strepitosa scoperta della memoria dell’acqua da parte dell’immunologo Benveniste, … a fine Anni 80 … categoricamente smentita da lavori successivi. In tutti questi casi le presunte correlazioni erano basate su dati statistici e la statistica (Trilussa insegna), se male applicata, può portare a conclusioni sconcertanti, basta volerle trovare.

Ora è la volta del biologo G.E. Seralini, presidente di un «Comitato per la ricerca e la valutazione indipendente dell’ingegneria genetica», il cui scopo nella vita è dimostrare che gli Ogm fanno male, anzi molto male, perché causano il cancro. Verrebbe subito da chiedersi come mai i suini e bovini dei Paesi occidentali, tutti nutriti con mais e soia geneticamente modificate (sì, anche in Italia), non muoiano di tumore e perchè la stessa sorte non capiti anche agli umani in quei Paesi in cui gli alimenti derivati da Ogm sono in vendita da quasi 20 anni. Questo genio d’oltralpe ha scelto per i suoi esperimenti un ceppo di ratti che sono predisposti a sviluppare spontaneamente tumori nel corso della loro vita. Un po’ come voler studiare gli effetti del fumo su una popolazione di bronchitici cronici.

Per essere sicuro di trovare tumori in questi ratti ha aspettato due anni, un’età in cui il 72% di questi ha già sviluppato tumori spontanei, indipendentemente da quello che mangiano. A questo stadio la distinzione tra tumori naturali e tumori indotti da Ogm diventa ovviamente confusa e richiederebbe uno studio su grandi numeri di campioni. Invece il nostro eroe usa 10 animali per ogni gruppo, un numero ridicolo per un’analisi statistica rigorosa. Come ciliegina finale, questo scienziato si spinge a cercare le cause di questo devastante effetto cancerogeno e lo individua nel fatto che il mais Ogm conterrebbe (contrariamente a quanto trovato da altri autori) minori quantità di acido ferulico, un composto fenolico presente in tutti i cereali.

Secondo l’autore, l’acido ferulico, agendo sui recettori degli estrogeni, contrasterebbe l’insorgere di tumori della mammella: quindi, un suo abbassamento nel mais Ogm favorirebbe l’insorgere di tumori. Cita a questo proposito un recente lavoro di un gruppo indiano. Purtroppo, se si va a leggere questo articolo, si vede che, secondo gli autori, l’acido ferulico favorisce la proliferazione di tumori mammari nei ratti, invece di contrastarlo. Dunque, il mais Ogm dovrebbe semmai proteggere contro i tumori, anziché indurli.

… La pubblicazione dell’articolo è stata preceduta da un gran «battage» pubblicitario della lobby antiOgm ed è stato mostrato ai giornalisti con l’obbligo di non parlarne prima della sua uscita, forse per evitare commenti di esperti che avrebbero potuto guastare la festa.

La «European Food Safety Agency» ha già dichiarato che il lavoro di Seralini non permette di trarre conclusioni sulla presunta nocività del mais geneticamente modificato, ma potete scommettere che il tipo ci riproverà: ci sta provando da 15 anni. Non dimenticate che anche Benveniste, l’ormai leggendario sostenitore della memoria dell’acqua, non demorde. …

Gabriele Milanesi – Università di Milano      Pubblicato il 10/10/2012

Fonte: http://www.lastampa.it/2012/10/10/scienza/ogm-e-tumori-tutti-gli-errori-di-una-beffa-mondiale-l7cSTMb7KwlZVrlIUbUJQL/pagina.html

Gabriele Milanesi è ordinario di Biologia molecolare presso la facoltà di Medicina dell’Università di Milano. Ha iniziato la sua carriera scientifica con Luca Cavalli-Sforza all’Università di Pavia e ha lavorato in seguito per molti anni all’estero in prestigiose università e centri di ricerca, tra cui la University of Chicago, la Stanford University, la New York University School of Medicine, l’Institut Pasteur. Esperto di biotecnologie, è stato per nove anni direttore della rivista «Biotec» e ha fatto parte del Comitato nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie.

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