Farmaci generici: ancora poco usati

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Il 1 marzo a Bari da Motore Sanità, con il contributo non condizionato di Mylan (per i non addetti: azienda farmaceutica che opera nel settore del farmaco generico), è stato organizzato un convegno dal tema: “I medici nel futuro, tra farmaci equivalenti e biosimilari. La grande sfida per garantire qualità, efficacia e sostenibilità”.

Nel corso del convegno è emerso che i farmaci generici in Italia non superano il 26% delle prescrizioni in fascia A, mentre in Germania e nel Regno Unito coprono il 70% della spesa farmaceutica totale.

La ragione di questa scarsa diffusione del farmaco generico nel nostro Paese, secondo Achille Caputi, docente di Farmacologia dell’Università di Messina, è da ricercare nella percezione non sempre positiva che di questi farmaci hanno i medici e i pazienti. “Percezione che trova origine a sua volta in un’informazione molto spesso superficiale e in alcuni casi distorta, che ha condizionato la classe medica e l’opinione pubblica”.

Nel Nord Italia il ricorso ai generici, nei primi nove mesi del 2017, ha raggiunto il 35,2% di confezioni totali, mentre nel Centro non si è andato oltre il 25,9% e nel Sud appena il 20,8%.

Per molti farmaci biotech di prima generazione si sta avvicinando la data di scadenza dei brevetti e l’introduzione di farmaci biosimilari potrebbe permettere notevoli risparmi di spesa.

I biosimilari potrebbero essere definiti i farmaci generici di quelli biotech. Dopo la scadenza del brevetto, infatti, qualsiasi azienda può copiarli, produrli e venderli, e può farlo a un prezzo considerevolmente più basso poiché non deve sostenere spese di ricerca e sviluppo. Il loro impiego permette un notevole risparmio di risorse pubbliche”, ha dichiarato il prof. Giorgio Colombo dell’Università degli studi di Pavia.

Altro contributo al tema è stato dato da Mario Melazzini, direttore dell’Agenzia Italiana del Farmaco AIFA, che in un editoriale scrive: “La diffusione dei medicinali equivalenti e biosimilari è uno strumento prezioso per rendere disponibili con tempestività terapie dall’impatto significativo sulla vita dei pazienti e sulla tenuta dei sistemi sanitari. Con il 2017 si è chiusa la stagione delle “genericazioni” delle più comuni molecole di sintesi chimica. Entro il 2020 scadranno invece ben 12 brevetti di medicinali biologici. I risparmi derivanti dall’utilizzo degli equivalenti e dei biosimilari nei prossimi anni potrebbero raggiungere diversi miliardi di euro nell’Unione Europea…

Bisogna puntare sulla promozione di una vera e propria cultura del farmaco equivalente (e biosimilare). In Italia, nonostante il trend crescente di consumi degli ultimi anni, i risultati raggiunti non sono ancora ottimali. Un’informazione corretta può far sì che i pazienti siano consapevoli di avere a disposizione farmaci con la stessa qualità, efficacia e sicurezza degli originator, a un prezzo inferiore, e che gli operatori sanitari si avvalgano sempre di più di questi medicinali nella pratica clinica quotidiana”.

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