Musicoterapia, la conosci?

 

La musica è presente in ogni età dell’uomo e in ogni cultura, dall’epoca intrauterina alla vecchiaia. Accompagna l’essere umano nelle sue attività, lo aiuta a esprimere le sue emozioni, funge da stimolo all’attività psicomotoria e tanto altro… All’essere umano, già in epoca fetale, la presenza del mondo si è annuncia essenzialmente attraverso le vibrazioni che il corpo materno riceve, produce e gli trasmette… La stessa prima relazione intersoggettiva, e quindi la prima comunicazione dell’essere umano, è altamente musicale. … Nella storia dell’umanità, la musica e la medicina hanno sempre mantenuto una stretta relazione… L’approfondimento sulla musica nel campo delle neuroscienze si è sviluppata notevolmente negli ultimi anni. L’evoluzione di strumenti tecnologici come la Risonanza magnetica funzionale (fMRI) o la Stimolazione magnetica transcranica (TMS) ha permesso di visualizzare le parti attive del cervello durante l’elaborazione degli stimoli musicali dimostrando che lo stimolo sonoro musicale è capace di attivare più aree cerebrali distinte tra loro.

In altre parole, la musica produce plasticità cerebrale, ossia la capacità del cervello di modificare la propria struttura e la propria funzionalità, in base sia a stimoli interni e sia stimoli ricevuti dall’ambiente esterno; in questo caso stimoli sonori.

Sembra ci sia anche una connessione tra disturbi e accesso alla musica: bambini con deficit di apprendimento basati sul linguaggio, spesso, mostrano deficit proprio negli specifici processi stimolati dalla pratica musicale. Altri studi hanno dimostrato gli effetti benefici della pratica musicale sull’elaborazione del linguaggio.

Al contrario quindi, il suono, la musica, in virtù delle sue caratteristiche può perciò facilitare un intervento sui disturbi della sfera espressivo-comunicativo-relazionale.

Le recenti scoperte che dimostrano che l’ascolto della musica è un’esperienza gratificante e che il semplice ascolto della musica attiva il sistema dopaminergico della gratificazione offrono ancora maggior sostegno all’idea che la pratica musicale possa essere lo strumento perfetto per la riabilitazione.

E’ con questo obiettivo che si è sviluppata la musicoterapia: una disciplina che ricorre all’utilizzo della musica per sviluppare, elaborare ed analizzare una relazione fra paziente (o gruppo di pazienti) e musicoterapeuta, come anche per veicolare effetti benefici sulla psiche degli stessi.

L’obiettivo principale è migliorare la qualità di vita del paziente con lo scopo di reinserirlo nella società.

La musicoterapia presenta due possibilità di impiego: attiva (o produttiva) e passiva (o ricettiva).

Nella musicoterapia passiva si fa ascoltare al paziente della musica o dei suoni, lasciando che gli effetti vadano direttamente a modificare il terreno neuropsichico. Si ottiene così il miglioramento delle funzioni neuro-cognitive (ideazione, attenzione, concentrazione, memoria), il miglioramento della capacità di modulazione dell’umore (con effetti sulla psicomotricità e sul rilassamento) e si riesce ad incidere su attività corticali superiori come l’apprendimento e l’immaginazione;

La musicoterapia attiva si presenta invece come una tecnica specialistica di miglioramento della comunicazione, che cerca di favorire il contatto con le proprie emozioni e la possibilità di esprimerle. Il paziente suona e produce musica utilizzando strumenti musicali, si muove utilizzando il suo corpo, canta. La voce non è solo considerata uno strumento musicale ma è qualcosa di più profondo, è la persona stessa che si esprime e si manifesta attraverso il suono.

La musicoterapia produce ottimi risultati con individui di tutte le età in un’ampia varietà di condizioni: per Disturbi della comunicazione e di tipo relazionale (Disturbi dello Spettro Autistico); per i disturbi dell’apprendimento in quanto lo accelera e lo migliora; disturbi dell’umore, stanchezza psicologica e stress in quanto la musica facilita il rilassamento e la riduzione dello stress; ha effetti anche su traumi, ritardo mentale, handicap fisici, handicap sensomotori, disturbi psichiatrici, problemi emotivi e comportamentali, dipendenze, effetti dell’invecchiamento…

Inoltre anche quando malattie degenerative (come il morbo di Alzheimer) causano perdita di memoria, i pazienti riescono ancora a ricordare la musica del passato e ascoltare la musica può quindi facilitare il recupero di altri ricordi. L’ascolto della musica durante lo stadio immediatamente successivo all’Ictus invece, può aumentare il recupero cognitivo e prevenire l’umore negativo.

Fonte: https://www.istitutopsicoterapie.com/il-potere-della-musica-e-la-sua-applicazione-terapeutica-la-musicoterapia/

 

 

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