Covid-19, mascherina e vaiolizzazione… un motivo in più per usarla

Monica Gandhi, MD, MPH

Professore di Medicina Clinica e Capo Divisione Associata (Operazioni Cliniche / Istruzione) della Divisione di HIV, Malattie Infettive e Medicina Globale presso l’UCSF / San Francisco General Hospital. Direttore medico della clinica HIV presso SFGH (reparto 86). Direttore clinico e investigatore principale dell’HAL.

George Rutherford, III, MD

Title(s) Professor, Epidemiology & Biostatistics

Director, Prevention and Public Health Group

Facial Masking for Covid-19 — Potential for “Variolation” as We Await a Vaccine

pubblicato 08-09-2020 su The New England Journal of Medicine

Mascheramento facciale per Covid-19 – Potenziale di “vaiolizzazione” in attesa di un vaccino

(link alla pagina del NEJ of Medicine traducibile in italiano con Google)

Gli Autori ipotizzano che l’utilizzo della mascherina “possa aiutare a ridurre la gravità della malattia e garantire che una percentuale maggiore di nuove infezioni sia asintomatica. Se questa ipotesi venisse confermata, il mascheramento universale potrebbe diventare una forma di “vaiolizzazione” che genererebbe immunità e quindi rallenterebbe la diffusione del virus negli Stati Uniti e altrove, in attesa di un vaccino.

La vaiolizzazione era un processo mediante il quale le persone che erano suscettibili al vaiolo venivano inoculate con materiale prelevato da una vescicola di una persona con il vaiolo, con l’intento di causare una lieve infezione e conseguente immunità.

Recenti dati virologici, epidemiologici ed ecologici hanno portato all’ipotesi che il mascheramento del viso possa anche ridurre la gravità della malattia tra le persone che vengono infettate.

A supporto di questa ipotesi vengono citati l’epidemia su una nave da crociera argentina chiusa dove ai passeggeri sono state fornite maschere chirurgiche e al personale con maschere N95, il tasso di infezione asintomatica è stato dell’81% (rispetto al 20% nei precedenti focolai di navi da crociera senza mascheramento universale); due recenti focolai negli stabilimenti di trasformazione alimentare degli Stati Uniti, in cui a tutti i lavoratori sono state rilasciate maschere ogni giorno ed è stato richiesto di indossarle, la percentuale di infezioni asintomatiche tra le oltre 500 persone che sono state infettate è stata del 95%, con solo il 5% in ciascuna focolaio con sintomi da lievi a moderati.

Notizie ottimistiche sulla immunità derivante dall’infezione dal nuovo coronavirus sono riportate dagli AA. InfattiNelle ultime settimane sono emersi dati promettenti che suggeriscono che una forte immunità cellulo-mediata deriva da un’infezione SARS-CoV-2 anche lieve o asintomatica, quindi qualsiasi strategia di salute pubblica che possa ridurre la gravità della malattia dovrebbe aumentare anche l’immunità a livello di popolazione.

In definitiva, la lotta alla pandemia comporterà la riduzione sia dei tassi di trasmissione che della gravità della malattia. Prove crescenti suggeriscono che il mascheramento facciale a livello di popolazione potrebbe giovare a entrambi i componenti della risposta.

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