Il cavolfiore, cugino del broccolo
Il cavolfiore (Brassica oleracea L. var. botrytis), varietà di Brassica oleracea, è caratterizzato da una infiorescenza di varia colorazione (bianca, paglierina, verde, violetta) che costituisce la parte commestibile dell’ortaggio. Il suo nome deriva dal latino caulis (cavolo) e floris (fiore). Questo ortaggio, originario del Medio Oriente, già in epoca romana veniva consumato ed apprezzato. Diverse sono le sue varietà: il cavolo nero, il cavolfiore viola, il romanesco.
Particolari proprietà ha il Violetto di Sicilia essendo ricco di carotenoidi e antociani che svolgono la funzione di antiossidanti riducendo i danni provocati dall’azione dei radicali liberi.
Il cavolfiore, tipico dell stagione fredda, è un alimento ipocalorico, contenendo 25 kcal ogni 100 grammi, ma ricco in fibre, sali minerali, acido folico, calcio, ferro, fosforo, vitamina C, vitamina K.
In cucina si presta a varie preparazioni. Il modo migliore per conservare i valori nutrizionali del cavolfiore è cuocerlo per non più di 20 minuti; l’odore molto intenso che emana durante la cottura è dovuto ai composti di zolfo che contiene. Provate a mettere qualche goccia di limone nell’acqua di cottura per evitare l’inconveniente oppure mettete sul coperchio un pezzo di pane raffermo bagnato nell’aceto.
I cavolfiori crudi e non lavati si possono conservare in frigorifero fino a dieci giorni, ma una volta cotti si possono tenere al massimo 2 giorni; ricordare però che più li si conserva, più il loro caratteristico odore aumenta.
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