Cardella e cicoria verdure “cugine”

La cardella, nome scientifico è Sonchus oleraceus L., famiglia delle Asteraceae, è una pianta spontanea annuale molto comune, conosciuta volgarmente con i nomi di grespino comune, crespigno degli orti.

Il nome generico deriva da una parola greca che significa ‘molle, spugnoso’, in riferimento ai fusti deboli e cavi, che spezzati emettono un latice bianco, totalmente innocuo; il nome specifico si basa sulla radice latina ‘oler’ (verdura), e si riferisce al fatto che le foglie giovani si possono mangiare in insalata; invece il termine cardella sta ad indicare che i semi vengono mangiati dai cardellini. La variabilità di questa pianta, nell’aspetto dei suoi componenti, è piuttosto elevata. Infatti, nella raccolta quest’erba può essere confusa con la cardella spinosa (Sonchus asper L.) che presenta foglie con margini coperti di spine, e viene usata in campo culinario allo stesso modo della cardella.

100 g di foglie di Sonchus oleraceus contengono circa 30 – 40 mg di vitamina C, ferro, calcio, fosforo, omega3.

A questa pianta erbacea non solo sono riconosciute molteplici proprietà terapeutiche: contrasta i radicali liberi, favorisce la diuresi, contrasta la formazione della cellulite, protegge il fegato, stimola la formazione della bile; ma è anche considerata pianta portafortuna e come pianta che libera dai guai.

In cucina, in quasi tutte le regioni italiane, la cardella trova largo impiego sia cruda nelle insalate miste sia cotta nei minestroni o come ripieno di tortellini o ravioli. Le foglie lesse sono ottime condite con olio e limone e saltate in padella sono un eccellente contorno a carni di manzo e di suino.

CICORIA        

Cichorium intybus è il nome scientifico della cicoria selvatica che appartiene alla grande famiglia botanica delle Asteracea; dunque parente stretta della cardella. Questa pianta è conosciuta anche con altri nomi: cicoriella, cicorella, cicorietta, radicchio selvatico, cicoria agreste, calìa, occhi di gatto. I pareri sull’origine del nome sono discordanti; secondo alcuni studiosi cicoria (in passato cicòrea), deriverebbe dal latino cicoria, neutro plurale di cichorium; secondo altri, l’origine sarebbe egiziana dal termine kichorion. Se gli antichi Greci la identificavano col termine kichora o kichorea, per i Romani, invece, era intybus agrestis; e chichouryeh o chicourey per gli Arabi.

La cicoria selvatica è una pianta perenne, conosciuta e utilizzata da millenni; citata in molti scritti, menzionata in proverbi, modi di dire, detti antichi, usanze, credenze popolari e poesie. Ha dei fiori spettacolari, di colore azzurro, con diverse tonalità, molto attraenti per le api. Contiene potassio, calcio, ferro, vitamina C, vitamina B, e le vitamine P e K. Il sapore amaro della cicoria è dovuto alla presenza di acido cicorico.

La radice contiene numerosi principi attivi, quali: colina, sostanze amare, insulina, potassio, ferro, calcio; si usa bollita o arrostita e ha sapore di caramello; raccolta tenera si mangia cruda in insalata. Anticamente si utilizzava come surrogato del caffè.

Le foglie della cicoria hanno proprietà: toniche, stimolanti delle funzioni digerenti e del fegato, diuretiche e blandamente lassative; si possono mangiare crude in insalata, insieme ad altre specie spontanee o coltivate, per un’ottima misticanza; oppure in umido, in brodo, in teglia, in padella, gratinate, a zuppa, al forno, in frittate, purè, timballi; come ingrediente per polpette, crepe, ravioli e torte salate.

Licenza Creative Commons
Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale

Print Friendly, PDF & Email
condividi

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *