Castagne si, ma senza esagerare

 

Le castagne sono un frutto tipicamente autunnale. Il periodo migliore per acquistarle e consumarle fresche va da metà settembre a inizio novembre. La castagna normale e il marrone (un decreto Regio del 1939 ne sanciva le diversità) sono le tipologie principali di castagne adatte al consumo alimentare. La prima è il prodotto della pianta selvatica, nota anche come “albero del pane”; i secondi derivano da tecniche di coltivazioni (potature e innesti). La differenza più evidente è data dalle dimensioni: le castagne sono più piccole e se ne trovano di più nel riccio, mentre i marroni sono più grandi, e all’interno del riccio se ne trovano al massimo 2 o 3. I marroni hanno superficie uniforme ed assenza di setti che rende facile l’asportazione della membrana interna; il colore esterno è marrone con striature più chiare.

Lo sapevate che il frutto del castagno è il riccio e la castagna è il suo seme?

Il ciclo di fruttificazione del castagno è piuttosto lungo, dura addirittura 4 mesi, e può prolungarsi in caso di siccità; fiorisce in estate per regalare i suoi frutti in autunno.

La castagna è costituita per il 50% da acqua, la rimanente metà è costituita da carboidrati, proteine, grassi, fibre e ceneri. Contiene minerali quali potassio, fosforo, zolfo, magnesio, sodio, ferro, calcio zinco, rame, manganese. Tra le vitamine troviamo la vitamina B (soprattutto B1, B2, B3, B9 e B12) A, C, D.

Le castagne sono tra i frutti maggiormente calorici, 100 grammi di parte edibile apporta 193 kcal.

Un etto di castagne, per l’apporto calorico e di carboidrati, può essere comparato a un piatto di pasta e, dato importante, non contenendo glutine possono essere consumate dai soggetti affetti da celiachia.

Le castagne si possono consumare crude, ma è sconsigliabile per la scarsa digeribilità, o cotte nel tradizionale modo come caldarroste, oppure lesse.

E’ opportuno ricordare che la castagna, per l’alto contenuto di amido e di tannino, rimane un frutto difficile da digerire. E’ sconsigliata per chi soffre di colite, aerofagia, diabete, obesità e patologie legate al fegato. Inoltre, durante la cottura una parte degli amidi si trasforma in zuccheri semplici aumentandone l’indice glicemico.

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